E’ importantissimo che qualcuno creda in te, soprattutto all’inizio.

Ma torniamo a fine anni ’80.
Una sera mentre suonavo in un club si avvicinò a me Federico Zampaglione giovanissimo, che muoveva i primi passi, come non tutti sanno, come chitarrista blues estremamente talentoso. Molto presto mi ritrovai a suonare con lui in un gruppo storico, la Roma Blues Band, prima di perderci di vista per molti anni.
Nella seconda metà degli anni ’80 l’etichetta di Varese Splas(h)! Records, attivissima nel catturare i suoni del miglior jazz italiano, per intuizione di uno dei suoi produttori, Renato Bertossi, decise di fare una piccola collana dedicata al blues italiano, nella quale si misero in luce musicisti che si sarebbero poi imposti nei decenni successivi, come Nick Beccattini, Alberto Marsico e altri. Nel 1989, toccò a me, con un lp che si chiamava autoironicamente “Blues immaginario”, in cui vi erano brani originali e qualche rivisitazione che fu ottimamente accolto dalla critica specializzata.
Intanto il giro di boa dagli ’80 ai ’90 aveva tolto un pò di verginità e di energia naif all’ambiente, e nonostante io avessi chiuso il decennio con il mio primo progetto discografico qualcosa cominciava ad essermi estraneo nel mondo musicale romano. Cominciavano a nascere locali di grandi dimensioni come il Classico, l’idea del club a misura d’uomo cominciava a perdere colpi perchè la gente che usciva la sera ad ascoltare musica cominciava ad essere tanta e le etichette discografiche cominciavano ad imporre le loro produzioni.
Questo clima non mi piaceva e mi disorientava, continuavo a portare avanti la mia dimensione solistica, ma presto mi concentrai molto su un progetto che mi propose Francesco Forti, e cioè un quartetto vocale dedito alla musica religiosa neroamericana, formato da me, lui e due voci femminili, Orsola Fortunati e Micaela Grandi. Fu una autentica sorpresa. Ci chiamarono in diverse trasmissioni radiofoniche e persino al Maurizio Costanzo Show.
Era il 1990 ed a Roma, fatta eccezione per alcuni esperimenti fatti da cantanti neroamericani residenti a Roma, eravamo i primi in assoluto in quell’epoca ad avventurarci in un terreno così poco battuto. Si pensi soltanto che a quei tempi la parola gospel era sconosciuta ai più. Era più corrente il termine spiritual e infatti chiamammo quel gruppo Quartetto Spiritual di Roma e in seguito Roma Spiritual Group. Per un decennio si avvicendarono varie voci femminili di talento, da Daniela Velli, a Barbara Eramo, Tiziana Rosati, Piera Caputo, Etta Lomasto, ecc., contribuendo ad un progetto che divulgò con onore questo tipo di musica in tutta Italia.

Quando Francesco nel 1999 purtroppo venne a mancare, il gruppo con il nome di Roma World Spirit incise un disco a lui dedicato con l’apporto della cantante e sassofonista Cristiana Polegri, prima di sciogliersi definitivamente.
Questa lunga esperienza mi aveva fatto scoprire la magia delle voci insieme, e mi aveva fornito un background pianistico sul gospel sia in termini di stile che di repertorio, che si aggiungeva al blues che masticavo da ancora più tempo.Questa attitudine artistica cominciava a diventare un requisito professionale, e così negli anni ’90 cominciai a lavorare moltissimo anche come pianista accompagnatore di cantanti e gruppi vocali neroamericani, in ambito blues, soul e gospel.