A metà degli anni 2000 ho messo su la prima formazione di una tribute-band dedicata al repertorio del mio idolo musicale, il grande Ray Charles, e allo stesso tempo ho messo le basi di un coro chiamato inizialmente World Spirit Choir.
Il desiderio di mettere a frutto l’esperienza sviluppata in anni di tourneè con gruppi gospel, oltre al bisogno di andare oltre lo standard del coro che segue pedissequamente e acriticamente la tradizione neroamericana, senza poter aggiungere nulla di davvero originale mi portava verso l’idea di un coro “moderno”, aperto ad altri linguaggi come il jazz, la musica popolare ed etnica.

Il coro ad un certo punto si insediò nel centro d’accoglienza profughi Baobab di Roma, dove io insieme a Giò Bosco, che divenne la co-direttrice del coro, lavorammo ad alcuni progetti del Comune di Roma sulla didattica musicale per gli immigrati. Ne nacque, nel 2010, un disco in 14 lingue in cui si fondeva il gospel con la world music, che si chiamava “A Christmas card of peace”.

Nello stesso anno e con la stessa formazione strumentale che accompagnava il coro, “Mario Donatone Soul Circus”, incisi il mio primo disco totalmente d’autore, “Blues for Joy”.
E’ forse il mio disco che amo di più, con una formazione tra le migliori che io abbia mai avuto, con un sassofonista e flautista romano-bostoniano con un linguaggio molto aperto, Henry Cook, Rodolfo Maltese alla chitarra, mitico membro del Banco del Mutuo Soccorso, una persona incredibile per spessore artistico e personale, che ci fece dono della sua esperienza e della sua umanità nel modo semplice e disinteressato che hanno i grandi musicisti.

Vorrei citare un indimenticabile week end in un paesino dell’Umbria, con l’amico Fabrizio Tozzi cuoco superlativo e maestro informale di cerimonie, e la sua compagna, la cara Emilia che purtroppo non è più tra noi, in cui facemmo una full immersion nel repertorio del disco e un bellissimo concerto finale.

Alle voci oltre a me c’era Giò Bosco, un’interprete profonda e appassionata, nonchè compagna inseparabile in tutte le più importanti esperienze musicali da quel momento in poie la frizzante ed eclettica Luna Whibbe di Rio De Janeiro. Alla ritmica il fantasioso Gianluca Ferrante al basso e l’incadescente e enciclopedico Roberto Ferrante alla batteria, che impiegavo anche nei cori.

Roberto Ferrante l’avevo conosciuto suonando con Crystal White una sera in cui era stato chiamato a sostituire il batterista titolare, e il caso volle che quella sera ci trovammo a jammare con Bon Jovi, che era presente in sala.
Abbiamo presentato questo disco all’ Auditorium a Roma nel 2014 con Mario Donatone & Giò Bosco Band, ed è stata l’ultima volta che abbiamo suonato insieme dal vivo con il caro Rodolfo.

Quel gruppo fu un primo esempio di band vocale-strumentale,sul cui modello avrei continuato a fare esperimenti,fino ad oggi.